Pensieri di Bruno Cancellieri
Una selezione di aforismi e articoli dal blog Il mondo visto da me
La solitudine è il prezzo della libertà di essere molto diversi dagli altri.
La psicologia è importante almeno quanto la filosofia, perché ogni conoscenza è soggetta agli autoinganni della mente.
La sapienza serve a poco se non è riconosciuta e condivisa dagli altri.
Ogni causa è effetto di altre cause, e ogni effetto è causa di altri effetti.
Se è vero, come io penso, che l’uomo ha un profondo bisogno di appartenere a cose più grandi, più forti e più durature di se stesso, allora c’è da aspettarsi che egli provi piacere quando tali appartenenze si realizzano (realmente o illusoriamente), e che provi dolore quando tali appartenenze si dissolvono o vengono negate da altri umani.
Le parole possono far bene e possono far male. Possono far ammalare e possono guarire.
Ogni cosa, ogni evento, ogni fenomeno obbedisce a certe regole (cioè a certe leggi e/o logiche) predefinite.
Disobbedire ad una regola significa scegliere di obbedire ad una regola diversa.
Una particolare regola è costituita dal caso, che è una regola dagli esistiti imprevedibili.
In altre parole, nulla può avvenire se non per caso o per l'esecuzione di una legge o logica.
Questo vale anche per il comportamento di tutti gli esseri viventi. Pertanto, capire l'uomo significa capire le leggi e le logiche a cui il suo comportamento è soggetto.
Una regola può cambiare per effetto di altre regole.
In quanto alla libertà, anch'essa è soggetta a regole. Perciò la libertà non è mairealmente libera, pur essendolo in apparenza. Più precisamente, ciò che rende apparentemente libera una scelta, è la sua componente casuale.
L'uomo non può vivere al di fuori di una comunità. Pertanto, se è insoddisfatto della comunità in cui vive, ha queste opzioni: (1) sopportare l'insoddisfazione, (2) emigrare in una comunità più adatta a sé, (3) riformare la comunità in cui vive, (4) formare una nuova comunità, (5) una combinazione delle opzioni precedenti.
Noi facciamo tante cose perché ci fanno piacere senza sapere perché ci fanno piacere, ed evitiamo di fare tante cose perché ci fanno soffrire senza sapere perché ci fanno soffrire. Siamo dominati dai nostri sentimenti.
Perché abbiamo dei bisogni che non riusciamo a soddisfare.
E perché non riusciamo a soddisfare certi nostri bisogni?
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede la collaborazione di altre persone, che però non sono sempre disposte a collaborare con noi a tale scopo, così come noi non siamo sempre disposti a collaborare con gli altri per soddisfare i loro bisogni.
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede un certo grado di intelligenza, ma questa a volte è insufficiente.
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede un certo grado di conoscenza di sé stessi, degli altri e del mondo, ma questa a volte è insufficiente, a volte distorta.
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede un certo grado di salute mentale, ma questa a volte è insufficiente, a volte compromessa in modo irreversibile.
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede un certo grado di autocontrollo, ma questo a volte è insufficiente.
Ci sono bisogni la cui soddisfazone richiede un ambiente sociale e naturale diverso da quello attuale, ma non sempre si può cambiare l'ambiente sociale o naturale, o spostarsi in un ambiente migliore.
Ci sono bisogni che non conosciamo o che consideriamo illeciti e per questo non cerchiamo di soddisfarli. D'altra parte ci sono bisogni artificiali, indotti dalla pubblicità e dal consumismo, i quali, anche se soddisfatti, non ci fanno stare bene.
Ci sono bisogni la cui soddisfazione richiede fortuna, ma questa non sempre è a noi favorevole.
Disprezzare un gruppo a cui una persona appartiene equivale a disprezzare la persona stessa.
Ho diversi maestri e cerco di collegare e organizzare le loro idee in modo da ottenere una comprensione della natura umana che sia maggiore della somma dei singoli saperi.
Tra i vari bisogni umani c'è quello di essere ascoltati. Su di esso si basano l'amicizia e professioni come quella dello psicoterapeuta.
Le appartenenze valgono solo se riconosciute dagli altri.
Una persona di una certa intelligenza convivere difficilmente con una molto più intelligente perché non tollera di aver sempre torto in caso di disaccordo.
Le paure ci limitano, specialmente quelle inconscie, specialmente la paura della vergogna, del giudizio, della sofferenza, e della stessa paura.
Definirei il sacro come tutto ciò che viene considerato un fattore assoluto di coesione sociale. In tal senso il sacro è superiore ad ogni individuo, e non può essere relativizzato, né analizzato, né messo in discussione, né manipolato. Il sacro esige rispetto assoluto e incondizionato, come una divinità da cui dipende la sopravvivenza della comunità e perciò degli stessi individui.
Una mappa non è il territorio che rappresenta, ma una sua raffigurazione infinitamente semplificata e ridotta. Tuttavia ci sono mappe che corrispondono più e meglio di altre al territorio che vorrebbero rappresentare. Questo vale anche per le mappe nelle nostre menti, con cui raffiguriamo il mondo di cui abbiamo esperienza.
Il bene è cooperazione e sincerità. Il male violenza e inganno. Tra il bene e il male c'è la competizione, che può essere buona o cattiva. Quella buona rispetta regole convenute, quella cattiva è sregolata.
Amiamo i giochi in cui siamo competitivi.
Gli esseri umani interagiscono per lo più automaticamente, involontariamente e inconsciamente, secondo regole che in gran parte ignorano.
Importante è ciò che ci coinvolge (nel bene e/o nel male).
Il dramma (e in molti casi la tragedia) dell'umanità consiste nel fatto che abbiamo bisogni primari insoddisfatti, per soddisfare i quali dovremmo cambiare strutturalmente mentalità, ma la nostra psiche si oppone ai cambiamenti strutturali e boicotta ogni tentativo in tal senso generando ansia, angoscia, panico e malattie mentali e psicosomatiche, e rimuovendo i bisogni frustrati. L'io cosciente è progressista, ma l'inconscio è conservatore.
Fare le domande giuste è più importante che trovare le risposte giuste.
Abbiamo un tale bisogno di interagire con altri esseri umani che se non riusciamo a farlo nella realtà lo facciamo con l'immaginazione.
La natura è molto complessa, la vita è il fenomeno naturale più complesso, e quella dell'uomo è forse la più complessa di tutte. Ciò nonostante, l'uomo cerca ostinatamente di spiegare i fenomeni umani e sociali nel modo più semplice possibile. Spiegare in modo semplice fenomeni complessi è l'errore più comune che l'uomo continua a fare da quando esiste. La spiegazione semplice di un fenomeno complesso è normalmente falsa in quanto incompleta. Ma l'uomo preferisce semplici falsità a verità complesse.
I paradigmi filosofici del passato non sono in grado di affrontare l'attuale complessità scientifica, tecnologica, sociale, storica, politica (che include, ad esempio, il fallimento del fascismo e del comunismo e la crescente diffusione del populismo). Il fallimento dei paradigmi accademici favorisce uno sterile relativismo e un nichilismo distruttivo, disimpegnato e irresponsabile che sta causando il declino della nostra civiltà. Io credo che si possa uscire dalla attuale crisi intellettuale e morale attraverso una filosofia della complessità (E. Morin), una visione cibernetica e sistemica della vita (G. Bateson), una logica non aristotelica (A. Korzybski), una pragmatica neurologica dei sentimenti (A. Damasio) e una dialettica dei bisogni umani (L. Anepeta).
Non solo l'uomo fa di necessità virtù, ma gli immorali fanno virtù dell'immoralità, gli stupidi della stupidità e gli ignoranti dell'ignoranza.
Pochissimi nascono idioti, quasi tutti ci diventano a causa di una educazione familiare e di una cultura che scoraggiano il pensiero critico e il cambiamento, costringendo il bambino al conformismo e all'adattamento allo status quo. Risultato è che il disadattamento è dai più considerato una insufficienza mentale, e i genitori rivolgono ai propri figli il trattamento che hanno subito da piccoli, assicurando la trasmissione dell'idiozia alle generazioni future.
Qualificando ci qualifichiamo.
Nel mio vocabolario personale (ognuno ha un suo vocabolario personale) "umiltà" è non riconosce il proprio valore, "modestia" è riconoscere i propri limiti e non quelli altrui, "saggezza" è riconoscere le capacità e i limiti propri e altrui.
Se uno parte dall'assioma che la religione sia una cosa buona, troverà sempre argomenti per dimostrarlo. Basta non prendere in considerazione gli argomenti contrari. D'altra parte il sacro non si discute, altrimenti lo si dissacra.